La luce è sempre stata elemento implicito della pittura, e si potrebbe addirittura dire “sostanza” strutturante il tessuto pittorico. Colori e ombre sono del resto “figli” della luce che illumina l’immagine del quadro, la quale deve essere considerata come primaria. Nella storia dell’arte si parla spesso e molto di questa luce, a volte rivelandone significati metafisici o cogliendone i lati psicologici che la collegano a periodi di vita del pittore. A nessuno sfuggirà, del resto, l’evoluzione della luce di Caravaggio che, dall’equilibrio dorato del “cestino di frutta”, diverrà il lampo drammatico che illumina la tenebrosa soglia tra vita e morte in “Davide e Golia”. All’interesse per questi studi “artistici” non corrisponde, purtroppo, quello “illuminotecnico”, che dovrebbe portare a non negare la luce implicita con quella artificiale sotto cui il quadro è visto. L’illuminazione delle opere d’arte, invece di essere comune campo di prova di storici dell’arte e illuminotecnici, viene disertato dai primi e spesso mai raggiunto dai secondi. Al loro posto combattono sponsor Aziendali più o meno generosi, e addirittura semplici “elettricisti”. Questa realtà è sotto gli occhi di tutti. La limitata disponibilità di sorgenti luminose è stata, forse, la miglior garanzia per il contenimento dei danni fotochimici ed estetici. Oggi, però, il mercato si è aperto non solo ai LED, ma anche all’elettronica che ne permette un uso innovativo. Si potrebbe dire, quindi, che oggi tutto è possibile e che dunque le responsabilità, diventate maggiori, devono essere affidate a chi può assumerle: professionisti esperti che firmino, e perciò si assumano l’onere, di veri e propri progetti.